Marco Corti: il nostro Professore, aneddoti, parole e pensieri dei suoi studenti

Ho sempre ammirato molto il professore: una persona solare, appassionata, che aveva a cuore ogni suo studente.
Pensando alle sue lezioni, dalle digressioni su Darwin, attraverso i momenti in cui si discuteva di terapia genica, fino alle battaglie che combatteva giornalmente a favore dell’ambiente e della flora e della fauna marine che gli erano così care, mi viene da sorridere riflettendo su quanto ogni sua lezione potesse essere così stimolante e divertente.
Indubbiamente ha lasciato qualcosa in ognuno di noi: oltre all’interesse per la materia amava e insegnava, ha lasciato le sue speranze, speranze di un’umanità più consapevole e speranze di un mare le cui creature possano vivere indisturbate, perchè noi le prendessimo e continuassimo a sostenerle, ogni giorno, in nome di quella passione intrinseca che lo distingueva da chiunque altro e lo spingeva a dare il massimo nel sensibilizzare il prossimo.
Grazie professore.❤️
Alessandro

Rimarrà sempre quel professore che entrando in classe ti accende gli occhi e il cuore, perchè ci ha insegnato che è con il cuore che si apprezza quell’ora passata a condividere riflessioni e insegnamenti. Non sarà mai solo un professore di scienze, ma un professore di vita.
Il suo non era un lavoro ma un piacere e noi lo ricorderemo sempre cosi. Grazie prof per avermi aiutato a gestire la mia passione e la scuola senza chiedermi sacrifici o rinunce, è la personificazione dell’empatia e della gentilezza ❤️.
Marta

Condivido pienamente con Marta. Una sua ora non era una semplice ora di scienze, era un collegare quello che si studia con la nostra vita quotidiana. Lezioni con riferimenti umani che solo una persona “Umana” come il professor Corti poteva utilizzare. L’esperienza con il prof mi ha segnato tantissimo e vorrei averlo avuto di più con noi in classe, dalle spiegazioni scientifiche agli indovinelli che ci chiedeva di risolvere entro la fine dell’anno. Quando lasciava la classe dopo aver scritto sulla lavagna “C C C”, il famoso indovinello che tutta la classe ricorda, oppure durante il periodo di DAD si divertiva a scrivere messaggi di affetto sulla lavagna elettronica. Grazie Prof per averci accompagnato con il tuo sorriso durante un periodo difficile per tutti, sei la persona che ci serviva❤️.
Andrea

Ricordo con nitidezza una frase che mi disse il professore in un contesto in cui io avevo oggettivamente sbagliato qualcosa, mi disse : “tu stai evitando il problema non stai cercando la soluzione” e da quel momento è come se mi si accese un fuoco che tutt’ora mi ricorda sempre di andare in profondità nelle cose, nei rapporti, nelle emozioni, proprio come ogni lezione del professore. È come se, un altra volta ancora, i pianeti si siano allineati, o almeno mi piace pensare cosí, in un anno strano e complicato dal punto di vista umano, una persona cosí empatica e profonda ha segnato il nostro percorso per sempre. Grazie professore per la passione e gli spunti per migliorare che mi ha trasmesso, avremo sempre quello scienziato sorridente nel nostro cuore.
Giò Mario

«”C6H12O6… glucosio. Perché é importante?”
Queste sono state le prime parole del prof. Corti, quando è entrato nella mia classe, nel lontano 2011, presso la scuola G.Marconi. E ci crediate o meno, ancora mi ricordo le reazioni reversibili che coinvolgono questa molecola. Forse perché già con quella domanda mi aveva suscitato curiosità e interesse.
Lo stimato professore mi ha dato tanto in questi anni, ma soprattutto è stato uno dei primi a credere in me e nel mio obiettivo di diventare docente. Tant’è che, durante i miei ultimi anni universitari, mi chiamava spesso per fare delle lezioni nelle sue classi. Ogni volta che finivo un argomento mi diceva sempre questa frase – Forza Flacca! Sbrigati! Che questi ragazzi hanno bisogno di te! Sei uno dei miei grandi successi che ho ottenuto durante i miei anni di insegnamento! Dai che diventeremo colleghi!!-
Durante i suoi anni di pensionamento avevamo in mente di fare dei progetti insieme. Soprattutto ora che avevamo “scambiato” i ruoli, io docente e lui come biologo esterno, dovevamo continuare così… me lo aveva promesso! Tant’è che era emozionato anche nel conoscere i miei studenti. Ma il prof. mi ha fatto lo “scherzetto”. C’eravamo lasciati con un – Dai! Che quando mi riprendo ti invito a casa – Ora pensi a quanti “rospetti” ha lasciato da soli nello stagno. Ma come la vita ci insegna lo stagno prima o poi bisogna lasciarlo per diventare dei grandi rospi!
In questo momento sento di aver perso oltre che un rinomato professore, il mio professore, anche una guida per il mio futuro da docente. Sarà difficile per me spiegare alcuni argomenti e non ricordarla. Argomenti che appassionavano lei e me e sarà difficile utilizzare i suoi esempi per far capire agli studenti delle nozioni scientifiche. Perché il ricordo può far tornare dolori, ma si deve andare avanti! Come mi diceva sempre…
Prof, ora non la disturbo più. Ci vediamo durante la prossima ora? Sempre con la fotosintesi?
Il suo, per sempre, allievo che lei aveva elevato ad onorato collega”
Andrea Flaccavento

Del professore ricordo la sua bravura nel catturare ľattenzione, la curiosità e ľinteresse della classe non incutendo paura ma semplicemente trasmettendo il suo amore per la materia che insegnava. Non dimenticherò mai il suo splendido modo di insegnare, che univa la sua materia alla vita, era in grado di lasciare ogni volta un nuovo insegnamento o una piccola curiosità, ma forse quello in cui era più bravo era proprio interagire con la classe, aveva un modo unico di parlare a noi alunni e di farci fare una risata al momento giusto. Sicuramente quello che ricordo con più gioia era il suo raccontarci aneddoti di attualità riguardanti la sua materia che poi avrebbe usato per continuare o iniziare la spiegazione di qualche parte di programma collegando il tutto senza difficoltà e con una spontaneità che tutt’ora al solo pensiero mi fa spuntare un sorriso. Grazie prof. per avermi fatto capire davvero cosa significa avere una passione e quanto sia importante seguirla.
Matteo
Le sue lezioni non erano solo su formule e teorie, ma erano una finestra aperta verso il mondo della scoperta e della meraviglia. Credo che l’intera classe ricordi i suoi racconti dei suoi viaggi e delle sue esperienze, adattate in modo di farci imparare qualcosa di nuovo, ma in modo più umano e vicino alla nostra vita quotidiana; si vedeva con chiarezza che amava il suo lavoro, trasmettendoci a pieno l’importanza di avere una passione. Ma era molto più di un insegnante. Era un amico, un confidente e una fonte inesauribile di ispirazione, perché anche se il solo anno che abbiamo passato insieme è stato segnato da disagi e difficoltà, lui era lì per strapparci un sorriso e renderci persone migliori.
Lior

Del professore conservo con maggiore importanza uno di quei ricordi che apparentemente non assumono nessuna importanza. Quei ricordi che ti trasmettono qualcosa solo quando ti trovi a riviverli. Ho avuto l’occasione di rivedere il prof dopo la diagnosi della sua malattia, mentre si trovava nel cortile del suo palazzo a giocare con il nipotino. Nonostante tutto è sempre rimasto sorridente fino all’ultimo. Ha gioito nel trascorrere quelli che sapeva bene sarebbero stati i suoi ultimi momenti con chi amava. Ha cercato fino alla fine di trasmettere la vita, riuscendoci come ha sempre fatto.
Jacopo

Ho scattato questa foto pensando sulla mia panchina. Inizio Ottobre. Frenesia. Un caro umano se ne è andato. Volerà. Volerà immerso in tutto quello che nella vita ha fatto. Il ricordo. Riempie. L’uomo.
questa foto è per il professore, scattata 30 minuti fa pensando a lui, alla sua scomparsa e come per magia davanti a me c’erano 2 cose che il prof amava, la barca, il mare.
Giò Mario

TRAMONTO PER IL PROFESSORE
Il professor Corti prima di essere un insegnante di scienze era un divulgatore di sogni. Con le sue lezioni si imparava la vera essenza del detto “fai ciò che ami e non lavorerai un giorno della tua vita”, e lui amava veramente vivere le scienze insieme a noi ragazzi e scoprirle con noi ogni lezione che passava. Il Corti riusciva a far arrivare ai cuori di tutti la sua passione in una maniera tanto normale quanto affascinante, come se vivere nel suo mondo fosse una scontata quotidianità.
Dal professore non si poteva che imparare la bellezza della natura in quanto riusciva a rendere il mondo che ci circonda un simpatico gioco di leggi, meccanismi e ,perchè no, stranezze. Nascosto in questo gioco però il Corti ci regalava sempre la gioia di un’esistenza all’insegna della curiosità e della voglia di seguire sempre con ardore ciò che ci piace.
Ci mancherà prof e anche se C C C lei sarà sempre con noi ❤️
Tiziano

Mi ricordo che un giorno, dopo un interrogazione che non era andata come volevo, il prof mi disse che non sempre le cose andranno come voglio, come da programma , e ogni qualvolta che sarà così dovrò avere la forza di continuare ad andare avanti senza farmi prendere dal panico. Lezioni di vita che insegnava a noi, suoi alunni , ad ogni lezione , prendendoci a cuore come fossimo tutti suoi figli; leggerezza e felicità erano le parole d’ordine durante ogni giornata di scuola che cercava di rendere un momento di gioia e apprendimento allo stesso tempo, per insegnarci quello che va oltre la semplice materia scientifica. Grazie prof, mi ha rasserenato in un momento di debolezza con le sue grandi parole. Ci mancherà ❤️
Matilde

Ciao Prof, ciao Marco,

ti do del tu, come nell’ultima ora del V mi hai detto di fare… ma ci ritorno a questa cosa, dove scappi!

Ci sono voluti tre giorni prima di riuscire a buttare giù qualche pensiero che riuscisse nell’intento di ricordare le tue doti, il nostro primo incontro, il nostro rapporto di amicizia, prima che quello puramente scolastico.

La prima volta che ci siamo visti fu, forse, tra i corridoi di quella che è la nostra casa: il Marconi. Eri uno dei referenti per i viaggi di istruzione, ancora me lo ricordo: “Salve prof, sono Gregori della I Esa, le ho portato i bonifici e i moduli per la gita” … “grandeee”, è stata la tua risposta data, come al solito, con un sorriso a 32 denti.

Io rappresentante d’istituto, te professore, il destino ci faceva sempre incontrare quando dovevo fare il giro delle aule per delle comunicazioni o per raccogliere le firme per l’assemblea. E sai perché ero felice di vederti? Perché vederti, parlare con te, sentire le tue idee, proposte, annotazioni, non faceva altro che darmi la ricarica per continuare ancor di più nel mio compito delicato. Ma non solo, perché vedevo negli occhi dei tanti tuoi ragazzi (o come dicevi tu, “i tuoi amori”), non solo ammirazione per un professore competente e appassionato, ma gratitudine e gioia per aver difronte un vero amico, un Maestro e non un mero professore, una persona con un cuore enorme.

Poi, dopo il ritorno dalla pandemia, è incominciata la nostra avventura insieme… giravano, nell’estate tra il IV e il V, diversi nomi del sostituto della prof.ssa Ferretti, che era andata in pensione. Poi la certezza… un uccellino mi ha confidato: “il Corti sarà il vostro nuovo professore”. Non ti nego che ho fatto i salti di gioia ed ho detto tra me e me: “quest’anno ci si diverte molto”.

Iniziamo il nostro ultimo anno ancora con la paura del covid, di ritornare a vivere la didattica a distanza, a non poter vivere la scuola come eravamo abituati a fare… poi, però, sei sbucato dalla porta, e la prima cosa che ci hai detto è stata: “Siete meravigliosi”… e ce lo hai ripetuto in ogni occasione buona.

Dopo i convenevoli, senza dubitare più di tanto, ci hai detto una frase che mi è servita molto nella mia vita accademica: “Ragá, la scuola non deve essere un luogo dove si apprendono nozioni… la scuola è quel luogo dove si fa cultura! Dovete essere creatori di cultura; dovete cercarla, desiderarla e sperimentarla”. Parole vere più che mai, ma, a volte, facili da realizzare.

Poi, dopo qualche settimana dall’inizio della nostra avventura insieme, un fulmine a ciel sereno è caduto su di te e Agnese… ma, in verità, su tutti quelli che vi vogliono bene (indegnamente anche io). La tua amata Francesca se ne era andata in punta di piedi, portandosi con sé anche una parte di te. Ma certo, non si è portata via quel tuo modo di fare, il tuo sorriso e la tua passione ed amore per i tuoi ragazzi. Non riesco a dimenticare, a distanza di anni, quell’abbraccio forte e lungo che ci siamo dati fuori dalla chiesa, il giorno del funerale di Francesca. Quello stesso sagrato in cui, lunedì, ti abbiamo salutato tutti assieme, come una vera famiglia: familiari, amici, colleghi, studenti.

Da quel giorno qualcosa è cambiato… il nostro rapporto non era più solo scolastico, è andato oltre, superando le solite barriere alunno-professore. Sei diventato il mio amico più vero, il mio confidente per eccellenza, il mio Maestro…
Ti facevi carico delle mie preoccupazioni, dei miei problemi scolastici e familiari, dicendomi sempre che per qualsiasi cosa sapevo dove trovarti, che per me ci saresti stato sempre.

Poi, giungendo alla fine dell’anno, a ridosso degli esami di maturità, risulti positivo al covid, e sfuma la possibilità di vivere i tuoi ultimi esami di maturità da professore, prima di goderti la pensione con la tua Agnese, Giulio e le due perle preziose, i tuoi nipoti.
Però, non ci hai abbandonato neanche in quei giorni.. ci inondavi di messaggi motivazionali, ci proponevi di ripetere (“tanto ne ho di tempo libero”, dicevi), ci facevi scordare della prova che dovevamo fare.

Ti negativizzi, vai in pensione, mi chiami e mi inviti alla festa di pensionamento… un momento, questo, che rimarrà indelebile nel mio cuore. Prima ti sbagli la data della cena, poi, la sera giusta, ti presenti fuori casa per non far scomodare i miei. In macchina abbiamo fatto tremila discorsi, dalla scuola allo sport, dalla scelta della facoltà all’estate alla lega. Ma, prima di parcheggiare al Marconi, ti ho chiesto di fermati, e senza che te ne accorgessi, ho tirato fuori un pacchetto. Nulla di speciale apparentemente… ma col senno di poi, aveva tanto di speciale. Vi starete chiedendo cosa ci fosse dentro… una penna. Sì, una penna… per scrivere il nostro futuro, ricco di avventure e ricordi… così ci dicemmo a vicenda.

Come dicevo, il nostro, alla fine, non è stato un semplice rapporto alunno-professore; ma, al contrario, un bellissimo rapporto di amicizia, rispetto e riconoscenza.

È vero, ultimamente ci sentivamo poco, colpa dei miei mille impegni; ma, in quelle occasioni in cui scambiavamo due parole, ci ricaricavamo tutte e due, pronti per nuove avventure.

Ebbene, caro Marco, lunedì hai avuto, ed ho avuto, la dimostrazione di chi tu fossi veramente: un padre, un nonno, un Maestro, un amico: VERO, ONESTO, GENTILE… ma, soprattutto, BUONO.
Ora so che stai già lassù, abbracciato alla tua amata Francesca, mentre insegni a nuotare agli angeli, guardando ogni tanto giù tutti noi: specialmente, Francesca e i tuoi splendidi nipotini, che tanto amavi e che erano la tua salvezza.

Non mi resta che dirti: “Ciao Má, il nostro non è un addio, ma un arrivederci! Ci vediamo tra i corridoi del Marconi per scambiare i moduli dei prossimi viaggi”.

Sempre tuo,

Manuel Gregori

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